Giorni Felici
Massimiliano Civica
«Un tentativo di dialogo, la struggente “nostalgia” e il “sogno” di un parlarsi; un apparente ininterrotto monologo interiore che è, in realtà, un disperato cercare, a tentoni e alla cieca, la parola giusta per incontrare l’altro.»
Piccolo Teatro di Milano
Una donna (Monica Demuru) è sepolta in un monticello di sabbia, prima fino al busto, poi fino al collo. Suo marito (Roberto Abbiati) vive in una cavità del cumulo di sabbia, alle spalle della moglie. Lo spettacolo inizia, la donna si sveglia al suono di un campanello, sorride e dice: «Un altro giorno divino». E affronta una nuova giornata, provando a cavarsela e a essere felice, come facciamo tutti.
«Quel monticello di sabbia – afferma Massimiliano Civica, tre volte vincitore del Premio Ubu per la Migliore regia – è il colpo di genio di Beckett: una volta accettate le sue “assurde” premesse, ci troviamo davanti a un testo realista, a una situazione e a un rapporto tra i personaggi improntati a un’assoluta “banale” quotidianità. L’“assurdo” di Beckett è nella montagnola, nella scelta della situazione fisica iniziale, non nei personaggi o in quello che si dicono. Questo testo “estroflette” all’esterno una condizione esistenziale, la traduce fisicamente per renderla evidente sulla scena: siamo tutti bloccati, incapaci di guardarci negli occhi, di avanzare verso l’altro, tutti alla ricerca disperata di un contatto che ci faccia sentire meno soli.»
Pillole di Teatro